Una banconota di poco valore
Cosa ci faceva una banconota da mille lire tutta accartocciata all’interno di un lussuoso portamonete? E come mai si sentiva umiliata, ma anche arrabbiata per essere stata stropicciata in malo modo da una signora all’apparenza molto elegante? La sua voce aveva cambiato tono non appena la commessa le aveva dato la banconota di resto. Si era anche scusata dicendo: “E’ un po’ vecchiotta ma ancora integra”. La donna era rimasta per un attimo in silenzio, come se stesse percorrendo altri pensieri, poi aveva cambiato tono. Da gentile era diventato frettoloso e aspro. La donna aveva detto: “Che importa… tanto, che me ne faccio di questa qui. Ormai non si compra più niente con mille lire. Tanto vale abolirla”. La commessa era ammutolita, forse indignata, di certo mai come si era sentita la banconota, quasi stentava a crederci.
“Come sarebbe a dire che non si compra più niente con mille lire? E se fosse stato vero, sarebbe stata pronta a cancellarmi del tutto, pur di non vedermi?” Era questo ciò che pensava la banconota mentre si trovava tutta stropicciata dentro a tutto quel lusso che profumava di pelle. Ripensò allora a quando era stata stampata molti anni prima e della fierezza di rappresentare quel numero: Mille! Quante persone l’avevano toccata! Era passata di mano in mano consapevole di servire a qualcuno. I bambini poi erano quelli più contenti. Quando ricevevano la loro paghetta, tenevano stretto tra le mani quel bel biglietto da mille e i loro occhi luccicavano di felicità perché già sapevano come avrebbero speso la loro piccola fortuna. Ma, andando a ritroso nel tempo, ricordava che la sua antenata, era stata molto utile anche per acquisti importanti come comprare una carrozza, per esempio.
Ma ora, dopo tanti anni le cose erano cambiate, aveva perso il suo fascino, soprattutto aveva perso potere! Averla tra le mani, significava possedere davvero poco, ma sempre qualcosa si poteva prendere. Se solo fosse stata vicina ad altre banconote uguali a lei… La sua fortuna fu che rimase ben poco in quel portafoglio, come lei stessa aveva sperato, la signora se ne sbarazzò rapidamente.
Fu un sollievo anche per lei anche se, il pensiero di non valere più un granché, le si era insinuato dentro e non riusciva più a toglierselo dalla testa.
Un tempo, l’eccitava molto l’idea di cambiare spesso proprietario, il passare di mano in mano le dava sempre un bello stimolo e la incuriosiva. Senza chiedere permesso, entrava in case facoltose, dentro a portafogli pregiati, o dentro a piccoli salvadanai dove poteva rimanerci anche anni! Le era capitato anche quello! Ora invece, niente di tutto ciò la divertiva più. Quella donna, stropicciandola e denigrandola, l’aveva ferita. Era arrivata a pensare che fosse davvero inutile, proprio come la signora aveva detto.
Un giorno però, accadde qualcosa di assolutamente inaspettato. Ancora triste, si trovava dentro a un panificio, lo capì quando la commessa la tirò fuori dalla cassa per darla come resto. Nell’aria c’era una inebriante fragranza di pane, e un chiacchiericcio allegro e rassicurante. All’interno del locale c’era un bel calduccio che faceva voglia di rimanere lì, ma la banconota da mille, in un attimo si trovò tra le mani di un bambino che, non avendo neanche un borsellino, la trattenne stretta in un pugno umidiccio e appiccicoso fino a casa. Due cose piacquero molto alla banconota di quella passeggiata: il canticchiare spensierato del bambino e il profumo di pane che veniva dal sacchetto che il ragazzino teneva nell’altra mano. Nonostante la sensazione fisica non fosse piacevole, per via di quella mano attaccaticcia, il malumore la stava lasciando. Era come se quel bambino le desse sicurezza.
Arrivato a casa, il bambino posò il sacchetto di pane in cucina, poi corse nella sua stanza e solo allora liberò quel pugno chiuso dandole un po’ di respiro, poi mise la banconota sulla sua scrivania un po’ nascosta dietro a dei libri di scuola.
Passarono un paio di giorni di totale relax per la banconota, ma il terzo giorno il bambino venne a prenderla.
Questa volta le sue mani erano lavate e si sentiva un delicato profumo di lavanda che le piaceva molto. Assieme, attraversarono il quartiere. I negozi non erano molti, ma quando il bambino a un tratto si fermò, la banconota quasi non riusciva a crederci quando lesse l’insegna. Le sembrava di essere entrata dentro a una favola. La scritta era chiara, diceva: “Questo è il Regno delle Mille Lire”
E fu proprio lì che entrarono. Era davvero un negozio straordinario dove tutto costava proprio mille lire. Certo, non c’erano cose di lusso, niente che potesse interessare la signora elegante che l’aveva stropicciata qualche tempo prima, ma erano pur sempre cose che sarebbero potute servire in casa o in giardino.
Il bambino si diresse deciso verso uno ripiano dove c’erano tantissimi portafogli femminili, lui non ebbe dubbi, prese in mano un piccolo portafoglio rosa a forma di cuore, lo portò alla cassa e al momento di pagare, il negoziante, un uomo alto con degli occhi di un azzurro intenso, disse al bambino: “Hai fatto la scelta giusta ragazzo. Vedrai che la tua mamma lo apprezzerà molto”.
Il bambino fu sorpreso, ma si riprese subito e con baldanza disse: “A dire il vero questo portafoglio è per la mia ragazza”.
L’uomo sorrise e poi disse: “Comunque hai fatto un ottimo affare. Quanto è bello far felice una persona con poco…” E poi aggiunse: “Lo sai? Questo è uno dei motivi per cui ho aperto questo negozio” e poi continuò: “Chi l’ha detto che le mille lire non valgono più?”
La banconota era commossa dalle parole del negoziante, era proprio quello che le ci voleva per riacquistare fiducia in se stessa e per continuare a sentirsi utile. Naturalmente era un po’ dispiaciuta di dover lasciare quel ragazzino, nonostante sapesse che quello era il suo destino, ma per la prima volta dopo tanto tempo, provò un senso di appartenenza e d’orgoglio. C’erano ancora tante persone che l’avrebbero usata. Era questo il suo compito fino alla fine dei suoi giorni. Salutò simbolicamente il suo amichetto che la lasciava nel negozio. Chissà, forse un giorno si sarebbero incontrati di nuovo, per ora lei era felice, sì felice di essere a casa, nel suo regno.
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