L’atmosfera natalizia non mi ha mai lasciato indifferente.
Fin da piccola ne ho subito il fascino. Guardavo ammirata i negozi addobbati a festa e desideravo anch’io decorare la mia casa con l’albero e il presepe. Senza contare che si stava a casa da scuola, il che non dispiaceva.
Negli anni ho provato anch’io a scervellarmi sul regalo giusto da fare ai miei familiari o ai miei amici. Era bello impacchettare qualcosa che forse era di poco valore, ma era una sorpresa che veniva posata sotto l’albero. Tutto sembrava perfetto ai miei occhi.
Ma crescendo, dopo che il dio consumismo mi ha fatto vedere anche la faccia dell’altra medaglia, ho cercato di avere più equilibrio. Ho compreso che questo periodo, non sempre è gioioso. Nel mondo le sofferenze sono infinite e quando si avvicinano questi giorni, quel generale clima di festa, può diventare insopportabile.
Da quando scrivo, il pensiero di dare voce anche a chi difficilmente l’avrebbe, mi fa star bene. E’ vero che le mie storie sono inventate, come pure i miei personaggi, non esistono se non dentro di me, ma è pur vero che le storie che scrivo, potrebbero essere vere e qualcuno leggendole potrebbe riconoscere se stesso e la sua storia. Finora ho scritto tre racconti pubblicati in questo sito che hanno come cornice il periodo natalizio. I titoli sono: “Natale a New York” “Natale dagli Harris” e infine “Il meglio di me” Le prime due storie, si focalizzano più sui personaggi, che sulla festività in sé, mentre l’ultima storia è una riflessione fatta da chi ha preparato con tanta dedizione un pranzo importante, per poi essere lasciata sola dopo che il pasto è finito. E’ normale sentirsi a terra ed è anche normale confrontare questa esperienza con ciò che accadeva anni prima. In un certo senso, è come mettere il dito nella piaga invece che reagire. E poco importa se viviamo questo momento da credenti o senza la pretesa di una fede. Se non daremo un calcio alla solitudine, sarà lei a prendere il sopravvento.
Io comunque, rimango dell’idea che il Natale è un momento speciale. La protagonista de: “Il meglio di me” alla fine, dopo un’attenta critica ai commensali che se ne sono andati, arriva ad esaminare anche se stessa. A volte basta cambiare la prospettiva per accorgersi di qualcosa che prima ci era sfuggito. Così il nero assoluto diventa presto grigio e il grigio si attenua sempre più fino a diventare bianco. E allora, un pranzo natalizio anche se non perfettamente riuscito, può essere ancora salvato e rimanere nei ricordi come qualcosa da non buttare.
E io, mentre contemplo mestamente il cielo grigio fuori dalla mia finestra, osservo il mio piccolo albero di Natale che si illumina. Forse è poca cosa, ma sa regalarmi un tocco di luce, quella luce che per ora il sole, ha lasciato vacante..
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