Se qualcuno ti domandasse: “Dimmi a cosa pensi se ti dico la parola aquilone” Ecco, nei nostri territori e nell’immaginario comune, ci sono immagini legate al mare, al vento, al sole, in particolare si pensa al bambino che corre felice sventolando il suo aquilone. Probabilmente, se questa stessa domanda venisse posta a qualcuno che viene dall’Asia, risponderebbe in maniera diversa. Il vento è sempre un elemento essenziale nel volo di un aquilone, ma non è tutto. Ci sono Paesi in cui si nasce imparando presto, fin da piccoli a costruire un piccolo aquilone-combattente, dove si gareggia per tagliare il filo all’avversario. In realtà, quell’oggetto che vola in aria, di qualunque forma esso sia, può racchiude una miriade di concetti, ma può anche far nascere emozioni sia a chi lo costruisce, ma anche a chi lo manovra che spesso sono la stessa persona.
Il mio primo romanzo l’ho voluto dedicare proprio al mondo degli aquiloni, nella fattispecie, quelli acrobatici. Il mio intento era quello di farli conoscere, ma anche di sfatare certi miti come quello legato esclusivamente al bambino che corre in spiaggia tirando un filo. La storia inizia con la mia protagonista Arianna che rimane affascinata dal volo di due aquiloni mentre si trova al Parco di San Giuliano a Mestre. Ciò che differenzia Arianna dalla stragrande maggioranza della popolazione è quell’immediato interesse per ciò che ha appena visto. Quando i due ragazzi, Sergio ed Elisa, la invitano a provare, anche se titubante, accetta. Ma è davvero così facile per lei manovrare l’aquilone? Naturalmente la risposta è no. Se Sergio non l’avesse guidata, lei non ci sarebbe riuscita. Ma ugualmente, la sensazione che prova è così forte che decide di riprovarci. In pochi mesi Arianna impara tante cose, principalmente cose tecniche legate alla composizione di un aquilone: tessuto, stecche, briglie. Impara che molti termini sono presi a prestito dai marinai. Impara ad annodare le briglie ai fili con un nodo chiamato: “bocca di lupo”
Ma impara anche qualcos’altro. Lo spiega lei stessa nell’incipit di “Io Volo” Arianna scrive: “Non avrei mai pensato di pilotare un aquilone acrobatico, eppure eccolo là, volare alto nel cielo dove il vento gli è amico e io con lui uniti da due fili ci immaginiamo come possa essere la libertà.” Già… la cosa bella di essere a contatto col proprio aquilone, è che può sprigionare emozioni, sensazioni che non conoscevamo. Ma l’aquilone, può anche aiutare chi ha problemi particolari a migliorare la propria vita. A questo proposito, penso a un ragazzo americano con problemi legati all’epilessia. Oltre ai farmaci, ha trovato un gran beneficio volando all’interno di palestre. Si chiama proprio “volo indoor” . Per questo tipo di volo, vengono costruiti aquiloni molto leggeri con steccatura altrettanto leggera. Si usano fili corti: tre, massimo cinque metri. Il vento viene simulato, per questo si chiama “vento apparente” perché viene fatto dal pilota camminando all’indietro.
Oltre agli aquiloni acrobatici, troviamo i grandi gonfiabili. Vere opere d’arte quasi esclusivamente auto costruite. E’ quindi, quello degli aquiloni, un mondo molto variegato fatto di persone appassionate, un mondo dove ognuno trova il proprio spazio a contatto con la natura imparando a riconoscere il vento giusto. Proprio così; il vento non è sempre amico degli aquilonisti. Se ce n’è poco, si rischia di non poter volare, ma anche se ce n’è tanto si corre lo stesso rischio. Come in tutte le cose, un vento moderato, è la miglior soluzione. Naturalmente, un bravo pilota, fa la differenza anche affrontando venti forti.
Una metafora che spesso si usa, è questa: “essere libero come un aquilone”. In realtà, l’aquilone non è mai libero perché per poter volare deve essere legato a dei fili. Inoltre, è il pilota che decide da che parte deve andare l’aquilone. Ma l’aquilone non è nemmeno schiavo, perché… quando la sincronia scatta, allora pilota e aquilone diventano un tutt’uno. Quindi, adesso che ti ho raccontato qualcosa in più di questo mondo, forse sarai curioso di provare. Se leggerai il mio libro, ti accorgerai però che, come in tutte le cose, anche il pilotare un aquilone acrobatico può essere scoraggiante. Ci sono movimenti, come certe evoluzioni chiamate trick, che possono risultare difficili da capire. Ho scritto difficili non impossibili. Perché… anche in questo sport, più si prova, più risultati si vedranno. Sono certa di non averti convinto, ma questo non era nelle mie intenzioni. Ciò che desideravo era raccontarti qualcosa sugli aquiloni, qualcosa che probabilmente non sapevi. Per conoscerlo davvero, bisogna esserci dentro.
Comments