Alba seguiva con lo sguardo quel gruppo di donne che in silenzio camminavano. Lei, seduta sulla panchina, cominciava a sentir freddo. Avrebbe voluto unirsi a quelle donne e camminare con loro, così giusto per scaldarsi un po’.
Non era solo la temperatura ancora poco invitante di quei primi giorni d’aprile a tormentare Alba. Lei si sentiva sola. Si era scontrata con la vita troppe volte, aveva cercato di lottare o forse aveva creduto di farlo senza riuscirci davvero.
Quando suo marito le aveva comunicato che il suo ruolo di moglie aveva le ore contate, che un’altra avrebbe preso il suo posto, tutto era precipitato e tutto aveva perso senso.
Eppure c’era stato un tempo in cui lei sentiva di valere, sentiva di appartenere a qualcosa.
“Esci mamma.” Era questo che Sara le ripeteva sempre. Come se uscire fosse bastato a farla sentir meglio.
Comunque Alba aveva provato a seguire il consiglio di sua figlia.
Camminare senza meta però non le piaceva. Andare in centro, guardare le vetrine e desiderare un nuovo abito … No, quello le dava ai nervi. I suoi armadi erano pieni di vestiti ancora nuovi mai indossati. Camminare per quale scopo? Dimagrire? Alba aveva invece bisogno di metter su qualche chilo. Quella malinconia le aveva anche tolto la gioia di cucinare e di gustare un buon piatto di spaghetti.
Però Alba continuava ad uscire. Era l’unico modo per imporsi di non rimanere tutto il giorno in pigiama davanti alla tivù.
Quando la prima volta vide quel gruppetto di donne che camminavano in silenzio seguendo quello che una capogruppo diceva loro, ad Alba venne da chiedersi: “Chissà cosa le spinge a camminare in gruppo.” Lei aveva praticato diversi sport come il nuoto e l’equitazione. Aveva persino imparato a sciare da adulta pur di seguire suo marito. Tutte quelle attività adesso non le interessavano più. Non sentiva più nessuno stimolo. Quelle donne però la stavano incuriosendo. Si sorprendeva a pensarci mentre da sola si preparava un piatto di insalata. Era difficile dimenticarsi come erano vestite. Portavano tutte una pettorina verde. Non era tanto l’indumento che l’aveva colpita, quanto ciò che vi era scritto sopra: “Libera .. mente”.
Ecco cosa doveva fare lei, doveva liberare la sua mente da tutti quei pensieri che la stavano intrappolando come se fosse dentro ad una gabbia.
Anche quel giorno puntualmente le donne passarono. Alba guardava quelle gambe che con passi leggeri si muovevano. A casa, aveva provato ad immaginare se stessa mentre si alzava da quella panchina che, ormai da troppe settimane, la teneva incollata lì. Era diventata un’estensione della sua casa. Qual era lo scopo di uscire? Forse quello di dedicarsi a rimuginare sempre e solo a ciò che l’aveva fatta soffrire? O era piuttosto la sua volontà di non pensarci affatto? Non era forse per questo che si era comprata quel libro, che invece non aveva ancora nemmeno aperto?
“Così non va” si era detta quel pomeriggio prima di uscire.
Era la prima volta che se lo diceva apertamente. Quello era il primo passo, il secondo era quello di agire. Per questo, quando vide passare il gruppetto, Alba si alzò dalla panchina e lo raggiunse. Aveva le gambe tremolanti e il cuore che batteva forte. Sentiva anche il rossore infiammarle il viso ma una strana e adrenalinica emozione la stava facendo sentire viva, finalmente! Alcuni volti si girarono quando la videro arrivare. Le sorrisero annuendo quando lei chiese se poteva unirsi a loro.
Sapeva Alba, di avere ancora tanta strada da fare ma non l’avrebbe più percorsa da sola. Quel gruppo di irriducibili col loro cammino silenzioso le avevano dato la spinta giusta, quella che serviva ad una donna come lei ferita e abbattuta. “Libera .. mente” questa era la giusta attitudine.
Ecco perché anche lei adesso portava con gioia quella scritta nera su una pettorina verde.
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