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La rivolta del pollaio

Il pollaio impazzito!”


Che titolo! Era stato sbattuto in prima pagina e le copie del giornale locale stavano andando a ruba. Tutti sembravano interessati all’argomento, perfino gli abitanti dei paesi vicini si erano incuriositi.

“Certo che”, pensava tra sé e sé il signor Gi, il giornalaio, “da quando quell’eccentrico del signor Pi è arrivato, niente è più come prima. E poi, guarda caso, proprio il suo pollaio è impazzito”…

E come dare torto al signor Gi. Infatti, prima che il signor Pi arrivasse dalla città, quello era un tranquillo borgo di campagna, uno di quei posti che scopri quasi per caso dove il silenzio si confonde coi rumori della natura. Si potevano contare poche fattorie nei dintorni. C’erano ampi spazi verdi coltivati, ma c’era anche molta terra incolta. Era stata proprio la vista di quegli infiniti ettari lasciati abbandonati ad attrarre il signor Pi. “Come sarebbe bello” aveva pensato “se riuscissi a trasformare questo enorme spazio dimenticato in qualcosa di bello e funzionale.” E quasi come se l’idea fosse sempre stata lì nella sua mente, pronta a uscire nel momento giusto, elaborò un piano. Più ci pensava, più riusciva a vedere con gli occhi dell’immaginazione, ciò che sarebbe potuto essere. Vedeva la sua fabbrica di caramelle, vedeva abitazioni nuove per i suoi dipendenti oltre che a una grande fattoria per se stesso e i suoi collaboratori. I suoi occhi brillavano come se già quel sogno fosse pronto per essere realizzato.

Il signor Pi era conosciuto e stimato da tutti, la sua fabbrica di caramelle artigianali era quasi centenaria. Ci aveva pensato suo nonno a realizzarla. Era nata con poche pretese, ma ormai si erano fatti un nome, grazie al loro impegno, ma soprattutto, alla passione che ci mettevano per dare buoni prodotti di qualità.

In città, il signor Pi, viveva in un lussuoso palazzo. Al suo servizio c’erano una schiera di validi collaboratori, primo tra tutti il suo fidato maggiordomo, nonché due cuochi, svariati governanti e un giovane autista. Il signor Pi non si era mai sposato. Era un tipo bizzarro ma tutti gli volevano bene, avevano ormai imparato ad accettare le sue stravaganze, ma trasferirsi in campagna...l’avrebbero mai accettato?

Nessuno, ma proprio nessuno, rifiutò l’invito. Ogni dipendente, aveva portato a casa un opuscolo che il signor Pi aveva scritto di suo pugno e fatto stampare, dove venivano elencati i benefici di una vita sana e dove i bambini potevano scorrazzare felici senza impedimenti. Ma se qualcuno in cuor suo avesse avuto qualche dubbio, questo cadde miseramente alla vista del progetto che raffigurava le loro nuove abitazioni.

Ormai al lavoro non si parlava d’altro. Essere alle dipendenze del signor Pi era già di per sé gratificante. Era un uomo assai esigente, ma sapeva riconoscere i sacrifici che i suoi dipendenti facevano. La fabbrica non era molto grande, contava circa una quarantina di operai. Il progetto consisteva nel realizzare una fabbrica nuova e all’avanguardia, una serie di palazzine, alcuni villini, nonché un parco giochi per i più piccoli. Furono ingaggiati i migliori architetti per poter realizzare questa grande impresa. Ma per la sua fattoria, fu lui stesso a disegnarne il progetto.

Ci vollero cinque lunghi anni per poter realizzare il sogno del signor Pi, qualcuno aveva cercato di interferire, ma alla fine tutto era finalmente pronto per il trasferimento. Quello fu un periodo di grande fermento, ma tutti erano eccitati ed euforici. Gli operai avevano convinto le loro mogli che quel cambiamento ne sarebbe valsa davvero la pena. Perfino le mogli più esigenti non vedevano l’ora di trasferirsi nella nuova casa. Per quanto riguardava la fattoria, il signor Pi era stato chiaro fin dall’inizio: “Desidero tutto ciò che la campagna mi può dare, ma non per questo vorrò rinunciare ai miei confort”. Era stato perciò, installato un modernissimo ascensore per rendere la vita di tutti molto più facile.

Ma quando alcuni operai, tra i più anziani della fabbrica, quelli che ritenevano il signor Pi un amico più che il loro principale, obiettarono che più che una fattoria di campagna, quello stabile sembrava quasi la copia del suo vecchio palazzo, soprattutto riferendosi a quel modernissimo ascensore, Il signor Pi ne fu molto dispiaciuto. Ciò nonostante, con pazienza, spiegò loro che quello non era un suo capriccio, ma che aveva pensato soprattutto al suo maggiordomo, abituato com’era ad un certo stile. Quasi con le lacrime agli occhi aveva detto: “In tutta onestà, avevo paura che non reggesse a questo drastico cambiamento.”

Gli operai capirono e gli porsero le loro scuse per averlo frainteso.

La fattoria fu poi inaugurata, come pure le abitazioni dei suoi dipendenti. Toccò poi alla fabbrica, dove furono spese parole di apprezzamento da tutti. Quel giorno c’erano davvero tutti, tra giornalisti, tivù locali e nazionali. Non mancò neanche la concorrenza che espresse parole di apprezzamento anche se non fu capace di nascondere una punta d’invidia per il buon lavoro fatto.

La produzione di caramelle stava crescendo. Da quando la fabbrica aveva cambiato sede, sembrava che tutti si fossero accorti che esisteva e gli ordini erano aumentati a dismisura tanto che il signor Pi si chiedeva se era il caso di assumere qualche altro operaio che abitasse lì in zona. Le carte con cui venivano avvolte le caramelle artigianali, avevano stampato in piccolo la nuova dimora del signor Pi. Questa era una forma di pubblicità che aveva avuto un’enorme successo, perfino gli acquirenti stranieri si erano incuriositi e decisero di andare a vedere di persona quel luogo. “Che successo!” Pensava ancora il giornalaio. “Ma adesso per colpa del pollaio, cosa succederà?” Già... il pollaio. Anche questo era stato voluto dal signor Pi.

Aveva fatto mettere dentro diverse varietà di pollame: anatre, polli, tacchini, galli, ma soprattutto tante galline, questo perché ogni giorno in tavola non dovevano mai mancare le uova fresche.

Tutto filò liscio per un po’ di tempo, fino a che una bella mattina, il ragazzo incaricato a prendere le uova, le trovò tutte della solita forma tranne una che era quadrata.

La notizia fu tenuta nascosta e per un po’ nessuno ne seppe nulla.

Ma a distanza di due settimane le cose precipitarono, stavolta non si poteva nascondere perché tutte le uova erano quadrate, non solo, ma il loro colore naturale aveva lasciato il posto ad un marroncino chiaro.

Dapprima fu chiamato un veterinario di un paese vicino, che, dopo essersi messo le mani nei capelli, se ne andò prelevandone un campione.

Il risultato delle analisi riportato nel giornale di oggi diceva “Forte stress e superlavoro” Insomma, era come se le galline si fossero ribellate al loro padrone.

Sull’argomento si era espresso anche un autorevole psichiatra dicendo: “Abbiamo scoperto una nuova psicosi!”

Ci furono interviste, sondaggi, nonché intere scolaresche che andavano a visitare il pollaio incriminato. I timori del giornalaio potevano essere legittimi, ma… la produzione di caramelle continuava ancor più di prima. Gli articoli di giornale che speculavano sui problemi del pollaio, avevano dato, senza volerlo, ancor più visibilità a tutto ciò che ruotava attorno a quella notizia. E anche il giornalaio, dovette riconoscere che, seppur eccentrico, il signor Pi aveva dato a quel paesaggio un aspetto più bello e anche la sua edicola adesso era più frequentata. Ma allora, cosa era successo alle galline del signor Pi? Erano davvero stressate come sostenevano gli esperti?

Il signor Pi se la rideva, anche stavolta la sua bizzarria non aveva conosciuto limiti. Un giorno aveva pensato: “E se dessi loro una delle mie caramelle quadrate?” Le galline, incredibilmente lo avevano accontentato. Le uova, a parte la forma, erano buone, forse un tantino più dolci del solito. Il signor Pi non avrebbe mai immaginato che quella forma quadrata suscitasse così tanto scalpore. In un’intervista televisiva aveva detto: “Le mie galline non sono stressate, sono semplicemente più creative di tutte le altre.” Nessuno era riuscito a ribattere a quell’affermazione. “E adesso cosa diranno?” disse sogghignando il signor Pi. Mentre si avvicinava al pollaio, si sentiva eccitato. Aveva in mano una caramella e mentre la scartava, le galline si avvicinarono, ma solo una l’avrebbe mangiata.

Era bella, morbida, succosa e a forma di cuore.


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