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La piccola chiave dorata

“Certo che una mattina così, è rara da queste parti” pensò Daniel uscendo di casa. Aveva avuto il permesso di fare una breve passeggiata lì intorno con la promessa di tornare presto. Faceva freddo, ma c’era un bel sole e Daniel era felice di poter girovagare da solo per le strade del suo quartiere. Improvvisamente mentre camminava, scorse in lontananza un gruppo di case, incuriosito decise di andare a vedere.

Aveva sentito i suoi genitori parlare di un nuovo quartiere sorto poco distante dal loro, anzi, il padre di Daniel non si era espresso positivamente a proposito degli abitanti di quella zona, chissà perché? Man mano che si avvicinava, Daniel vedeva sempre più nitidamente quelle case e quando finalmente le raggiunse, esclamò ad alta voce: “Che meraviglia!” Si trattava di una serie di case molto basse, ognuna d’esse aveva il proprio giardino. Daniel pensò per un attimo alla sua casa che amava tanto “ma qui” pensò, “è come essere immersi dentro a una favola!” Mentre camminava guardando e ammirando quelle case, quasi inciampò in qualche cosa che si trovava per terra, chinandosi a vedere cosa fosse, Daniel si accorse che si trattava di una chiave, era una piccola chiave luccicante che sembrava dorata.

Istintivamente Daniel la prese, e con quella piccola chiave in mano continuò a camminare. Adesso, sembrava che fosse proprio quella chiave a guidarlo in un posto ben preciso, perché improvvisamente Daniel si fermò davanti al minuscolo cancello di una di quelle case. Il cancello non era chiuso e Daniel, con un po’ di titubanza, lo varcò. Nella casa sembrava non esserci anima viva, ma l’esterno era tenuto bene. Il portone d’ingresso, anch’esso di dimensioni alquanto ridotte, era socchiuso e con una facile spinta, Daniel lo varcò. Le stanze che la componevano erano tutte aperte, tranne una. Si soffermò a guardare la cucina così microscopica che sembrava adatta a delle bambole. Anche il salotto e il bagno erano belli, ma tutti, in formato miniatura. Gli venne in mente la sua amica Guenda e la casetta delle bambole che le aveva costruito il padre. Se fosse stata lì, avrebbe spalancato gli occhi dalla meraviglia.

A Daniel venne da sorridere perché Guenda era simpatica anche se la casetta delle bambole a lui non interessava.

Tornò a guardare la porta chiusa. Mise la mano sulla maniglia, ma la porta rimase chiusa. “Ci vorrebbe una chiave” pensò. In tasca aveva ancora la piccola chiave dorata e senza fermarsi a riflettere, la prese e provò a inserirla dentro la toppa. La chiave sembrava andar bene, così provò a farla girare. Ci fu uno scatto improvviso. Con il cuore che gli batteva forte per l’emozione iniziò ad aprire quella strana porta. Avrebbe potuto fermarsi e scappare via. Dopotutto, nessuno lo aveva visto entrare. Ma la curiosità era talmente tanta, che Daniel cercò di non pensare alle conseguenze del suo gesto. Quindi, decise di continuare ad aprire quella piccola porticina che era alta più o meno quanto lui. Ma che sorpresa ebbe, quando alla fine tutta la porta fu spalancata. la stanza che gli apparve davanti, assomigliava molto alla sua cameretta. C’erano giocattoli dovunque si girasse e c’erano anche tanti bambini allegri e felici che lo accolsero. Era come se si fossero materializzati in quel momento e sembrava che stessero aspettando solo lui. In quel momento, Daniel ebbe la netta sensazione che quello fosse il mondo della felicità!

“Buongiorno Daniel, oggi è una bellissima giornata, se ti sbrighi a fare colazione, potrai andare a pesca con papà.”

Piano piano, Daniel iniziò ad aprire gli occhi e la prima cosa che vide, fu il rassicurante sorriso di sua madre, era lei che gli aveva appena parlato. “Allora” pensò Daniel: “Stavo solo sognando, non esiste il bel quartiere di case basse e non esiste neanche la stanza dei giochi dove tutti i bambini possono entrare ed essere felici. E non è mai esistita nemmeno la piccola chiave dorata che ho trovato per strada.”

Mentre la madre usciva dalla stanza, la delusione era dipinta sul volto di Daniel. Era difficile distaccarsi da quel sogno fantastico e così tanto reale.

Poi, Daniel pensò alla gita in barca col papà. Tutto sommato, anche quella sarebbe stata una bellissima avventura.

Si stiracchiò felice, ma mentre stava per alzare le coperte e alzarsi dal letto, toccò qualcosa di freddo col piede. Il cuore cominciò a battergli forte. Non voleva illudersi, ma la forma era davvero quella di una chiave. Possibile fosse proprio la chiave che aveva tenuto tra le mani nel sogno? Ancora frastornato, si allungò per prenderla. Al tatto, sembrava proprio lei, la piccola chiave dorata. Un raggio di sole si posò proprio sulla sua mano. Daniel era sbigottito. La chiave brillava a contatto con quei tenui raggi mattutini.

Un turbinio di domande affollarono la giovane mente di Daniel. Esistevano davvero le piccole case nel quartiere in fondo alla strada? E la stanza coi giochi? E i bambini felici? Daniel teneva la piccola chiave tra le mani, poi, decise di metterla in tasca. Di malavoglia iniziò a vestirsi. “Prima o poi lo scoprirò” pensò. E mentre si avviava verso la cucina, si accorse di avere fame, non appena sentì il profumo della torta di mele e cannella appena uscita dal forno. In quel momento, il suo pensiero era quello di addentarne una bella fetta. Tutto poteva aspettare, perfino una misteriosa piccola chiave dorata, ma… un titolo sul quotidiano locale, catturò il suo interesse. Daniel rimase con la fetta di torta a mezz’aria quando lesse: “Cantiere sospeso?”

Si avvicinò cautamente a suo padre che stava leggendo un articolo nella pagina accanto. I due si scambiarono un’occhiata, poi il padre disse: “Ma bravo Daniel! Mi fa piacere che ti interessi della nostra comunità. Piccoli uomini crescono eh?”

Daniel era arrossito. Le cose non stavano esattamente così, ma non gli sembrava giusto deludere suo padre raccontandogli ciò che gli era accaduto quella notte. Già… perché Daniel era sempre più convinto di aver vissuto qualcosa di unico e speciale. L’articolo era in realtà un piccolo trafiletto che diceva così: “Molti sono i dubbi che ha sollevato l’opposizione, ma alla fine, tutto è stato chiarito. Il nuovissimo quartiere a misura d’uomo, ma soprattutto di bambino, si farà! A breve nuovi aggiornamenti sull’apertura del cantiere.”

Daniel si illuminò. Mise la mano in tasca per accertarsi che la chiave fosse ancora lì.

A un tratto disse al padre: “E’ davvero una giornata meravigliosa papà. Sei pronto per andare a pesca?”

L’uomo si alzò all’istante dalla sedia e disse: “Ma certo Daniel.

Dammi cinque minuti e usciamo”

Anche Daniel si alzò dalla sedia, prese le tazze della colazione, e le lavò senza che nessuno glielo chiedesse.

“Oggi Daniel mi sembra diverso. Non sembra anche a te cara?” disse il padre di Daniel. Lei lo guardò sorridendo: “Sta crescendo tesoro, sta solo crescendo”

Intanto, mentre raggiungevano la loro barca sul fiume, Daniel guardava quell’enorme distesa verde chiusa da transenne colorate. “E’ qui che sorgerà in nuovo quartiere papà?”

Il padre di Daniel aveva guardato distrattamente quel terreno, poi aveva detto: “Credo sia qui sì. Perché? Ti interessa?”

Daniel era stato silenzioso per un po’, poi aveva detto: “Un giorno, anch’io abiterò lì. L’ho sognato la scorsa notte.”

Un guizzo sospettoso era passato sul viso di suo padre, ma poi aveva detto: “Certo, a volte i sogni si avverano. Ti auguro che anche questo diventi realtà per te.”

E mentre le dita di Daniel carezzavano quella piccola chiave, disse: “Oh ma questo sogno è già realtà per me!”

Non volendo distruggere quella piccola convinzione infantile, il padre gli sorrise senza aggiungere altro.

L’unica certezza per quel giorno, era invece quello splendido sole che faceva brillare le acque del fiume.

In quanto ai suoi sentimenti, sentiva che l’unica cosa davvero importante, era godersi gli ultimi tratti fanciulleschi di quel bambino che, come aveva detto sua moglie quel mattino, stava crescendo. Erano attimi irripetibili che non dovevano essere sprecati.

Quando Daniel alla fine gli fece vedere la piccola chiave dorata, suo padre, cercò di mascherare un certo sbigottimento. Disse solo: “Bene ragazzo mio, se possiedi già la chiave, credo tu sia a cavallo allora!”

Quella risposta, piacque molto a Daniel che, con rinnovato zelo, si mise ad aiutare suo padre, tirando fuori tutto l’occorrente per la loro attività.

Le ore passarono tranquillamente, inoltre, la pesca fu profittevole e per quel giorno, i sogni di Daniel, accantonati.


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