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La misteriosa fine del signor Hook

L’ufficio dell’ispettore di polizia sig. Fox era situato al centro della sua piccola cittadina, o meglio, come amava dire sempre lui, “nel cuore della città”. Vi si era trasferito da circa un anno e si sentiva veramente felice e soddisfatto, soprattutto amava la posizione particolarmente strategica di quel posto; da quelle luminose finestre infatti, poteva osservare il continuo via vai di gente, chi entrava e usciva dalla banca o dalla farmacia, o chi decideva di entrare in chiesa chissà… forse per “deporre” un’onesta confessione. Il sig. Ispettore, titolo con cui desiderava essere chiamato, era un curiosone per natura, e se a volte si sentiva un po’ con la coscienza sporca per questo, si diceva che, in fin dei conti, questo era uno degli aspetti del suo mestiere. Non che li ci fosse tanto da fare. La gente non era poi così malvagia, e anche quando succedeva qualcosa, il tutto veniva prontamente risolto grazie all’impareggiabile astuzia di… ma del signor Ispettore naturalmente! La sua fama di abile investigatore era rinomata e apprezzata anche fuori dal suo distretto. Certo dal canto suo lui sapeva cosa i suoi colleghi di città più grosse pensavano realmente, loro che coi criminali ci avevano a che fare sul serio! Comunque questo non gli proibiva di andare ugualmente fiero di sé. In città poi, nella sua amata città, era apprezzato e stimato da tutti, per non parlare poi di sua moglie che era davvero molto orgogliosa di lui. La sua era proprio una bella carriera anche se da qualche giorno il signor Fox era proprio di cattivo umore. Non lo voleva ammettere apertamente ma la morte improvvisa del caro signor Hook lo aveva sconvolto, non soltanto perché era scomparso un amico ma soprattutto perché quella morte gli sembrava proprio sospetta. Il signor Hook era stato preside della scuola media locale per molti anni anche se ormai da alcuni mesi si era ritirato in pensione. Ultimamente usciva poco di casa, era diventato un solitario e anche coi vecchi amici era decisamente cambiato. Più volte il signor Ispettore l’aveva invitato a cena o a prendere un tè ma lui non aveva mai accettato, aveva sempre una scusa pronta e il signor Fox se ne dispiaceva veramente per questo. E adesso non c’era più, il povero signor Hook se n’era andato silenziosamente ed apparentemente in maniera molto naturale. Tutti sembravano convinti tranne il signor Ispettore. I dubbi però li aveva tenuti tutti per sé. D’altra parte nessun famigliare aveva avanzato il benché minimo sospetto, infatti il poveretto era già stato sepolto. Ma allora perché il signor Fox si sentiva così a disagio? Stanco di starsene tutto solo a rimuginare pensieri su pensieri decise di andare a parlare con l’unica persona in grado di capirlo totalmente: sua moglie. Ogni volta infatti che capitava qualche caso un po’ più intricato del solito, lei era l’unica in grado di schiarirgli le idee e grazie alla sua abilità, riusciva sempre a farlo andare nella giusta direzione. Era così brava che a volte il signor Fox aveva come la sensazione che fosse lei in realtà a risolvere i suoi casi. Percezione che poi accantonava subito perché sapeva benissimo cosa appassionava realmente sua moglie: cucinare e chiacchierare con le amiche. Quel mattino dunque il signor Ispettore, decise di tornare a casa. Gli ci vollero solo pochi minuti visto che la sua abitazione non era molto lontana dal suo ufficio. Entrando si accorse subito del silenzio assoluto che vi regnava. Chiamò la moglie ma non ebbe nessuna risposta, il suo primo pensiero fu che fosse uscita a fare spese ma poi da dietro la porta dello studio sentì una voce. Era proprio quella di sua moglie anche se sembrava bisbigliare cosa che mise in allarme l’Ispettore. Improvvisamente quel bisbiglio cessò e la porta si aprì. La moglie per niente sorpresa di trovarsi il marito davanti, lo salutò con un largo sorriso, anzi gli propose subito una buona tazza di tè visto che lo aveva appena fatto. Il signor Ispettore accettò. Dopotutto il tè di sua moglie era irresistibile e soprattutto molto rilassante, l’ideale per uno teso come lui. “Sai cara,” cominciò il marito non sapendo bene da che lato prendere la cosa. “Da un po’ di giorni ho una tremenda sensazione”

“Che il signor Hook sia stato ucciso.” Finì la moglie. “Come lo sai?” chiese il marito alquanto sbalordito. “Bè…” continuò lei, “era un uomo solo, e gli uomini soli a volte nascondono dei segreti, o magari una piccola fortuna. A proposito: con la posta di oggi è arrivata questa lettera per te.” “Cosa?” disse il marito senza capire a cosa si riferisse sua moglie. La signora proseguì dicendo: “E’ arrivata con la posta di oggi, è per te da parte del signor Hook.” Il marito impallidì improvvisamente e con le mani tremanti prese la lettera che la moglie gli porgeva. La busta era perfettamente sigillata e indirizzata proprio a lui: all’Ispettore di Polizia, sig. Fox. Riconobbe la calligrafia, era proprio del povero signor Hook. Ancora con le mani tremanti aprì la busta e ne tirò fuori il contenuto. Si trattava di un foglio bianco scritto a mano con un inchiostro blu. Il signor Fox cominciò a leggere mentre la signora Fox non disse niente fino a che gli occhi di suo marito si alzarono verso i suoi, solo allora chiese: “Qualche utile notizia caro?” “A quanto pare” cominciò a dire suo marito, “A quanto pare il povero signor Hook non aveva certo programmato di morire, voleva partire per una lunga vacanza, si sentiva un po’ a disagio a venirmi a salutare di presenza e così l’ha voluto fare mandandomi una lettera, si scusa anche per il suo comportamento scorretto, per non aver mai accettato un mio invito.” “Mio caro, è difficile che qualcuno programmi la sua morte” disse la moglie e poi cominciò ad elaborare una delle sue famosissime teorie continuando: “Comunque, se volessimo interpretare quelle parole potremmo pensare ad una “lunga vacanza” come ad un viaggio senza ritorno nell’aldilà…” “Mi stai forse dicendo che si possa essere…” “Suicidato?” finì la moglie e poi continuò: “No, non credo o almeno non mi sembrava il tipo, pensavo invece ad un presentimento e che la morte sia giunta come una naturale conseguenza.” A quelle parole il signor Ispettore si sentì decisamente meglio. Il colore era riapparso sul suo volto, tutto ad un tratto si sentì un po’ ridicolo. Aveva costruito nella sua mente un caso basato praticamente sul nulla. “Bè” disse ritrovando il suo abituale vigore, “sarà meglio che torni in ufficio o penseranno che mi sono perso. A proposito, quando sono entrato a casa ti ho sentito parlare o meglio bisbigliare al telefono. Mi è sembrato strano visto che non avresti disturbato nessuno parlando col tuo solito tono di voce. E poi…” L’Ispettore ebbe una lieve esitazione ma poi continuò: “Tesoro, da quando in qua chiudi le porte pur sapendo di essere sola in casa?” La moglie gli sorrise, poi gli fece una carezza sulla guancia e disse: “Ma caro io seguo alla lettera tutti i tuoi preziosi consigli. In ogni caso, ero al telefono con Penelope Hook, la nipote del signor Hook. Poverina, a parte quel piccolo buco di appartamento ha ereditato solo debiti e tante seccature, se ne andrà via oggi e mi voleva salutare. Te la ricordi Penelope vero caro? Quand’era ragazzina veniva spesso a trovare lo zio durante le vacanze estive ed aveva legato molto con me.” Ma il signor Fox non era più interessato a quell’argomento, mugugnò qualcosa e si alzò per andarsene. Alla porta d’ingresso comunque si girò solo per dire: “Per pranzo, un altro dei tuoi favolosi manicaretti cara?” “Certo caro e crostata di mirtilli per dessert” disse lei, e salutandolo gli mandò un soffice bacio con le mani. Rimasta sola la signora Fox prese il telefono in mano e compose un numero. A casa Hook il telefono cominciò a squillare e Penelope rispose. “Sei salva” disse la signora Fox dopodiché chiuse la comunicazione. Adesso tutto era finalmente tornato al suo posto e lei avrebbe ripreso le sue attività ai fornelli. C’era una crostata di mirtilli che aspettava di essere fatta e un magnifico pranzo da preparare per suo marito: il signor Ispettore.


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