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La casa vicino al parco

  • Immagine del redattore: emanuelastievano
    emanuelastievano
  • 17 mar 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Giocare in quel parco era diventata un’abitudine per Lisa e Marco. Era bello lì, fuori dal traffico cittadino, sembrava di stare in campagna. E poi c’era lei, quella che i due ragazzi chiamavano: “la loro casa misteriosa”. In realtà più che una casa, quella era una vera e propria villa con tante finestre, quelle che si potevano contare erano dodici. La villa era anche circondata da un grande giardino molto ben curato; il mistero era proprio questo, Chi provvedeva alla sua manutenzione? I ragazzi, di una cosa erano certi: non avevano mai visto entrare o uscire nessuno da quella casa Avevano anche sentito molte storie riguardanti un presunto proprietario e non erano certo incoraggianti. Un giorno si misero in testa che avrebbero scoperto da soli come stavano realmente le cose. Prepararono così un piano. Decisero che avrebbero agito nel tardo pomeriggio, il periodo era perfetto, era infatti novembre inoltrato e ormai faceva buio molto presto complice anche una leggera nebbiolina che rendeva il tutto ancor più misterioso. Marco e Lisa avevano scoperto una stradina che dal parco portava dritta ad un’entrata secondaria della villa; c’era un cancello ma era veramente facile poterlo saltare. Qualche esitazione veramente ce l’avevano, ma sia Marco che Lisa, tennero per sé le proprie paure. E così, in pochi istanti, i due ragazzi erano dentro. “Cosa pensi che troveremo?” chiese Marco a Lisa che rispose “Non ne ho la più pallida idea, piuttosto mi domandavo: come faremo ad entrare?” Erano ormai arrivati ai tre gradini che li separavano dal portone d’ingresso. Ne rimasero impressionati constatando quanto fosse massiccio e imponente. Sul lato sinistro, videro un campanello di ottone perfettamente lucido e brillante. La villa non sembrava assolutamente abbandonata anche se i ragazzi non avevano mai visto una finestra aperta. Avrebbero potuto suonare il campanello per poi scappare ma loro non erano codardi. Avevano desiderato tanto scoprire che cosa si nascondeva dietro a quella bellissima villa, che decisero di restare e sarebbero rimasti lì a qualunque costo. Così, anche se un po’ timidamente, Marco decise di suonare ma quando stava per premere il pulsante, si bloccò di scatto. Dall’interno proveniva un rumore, ed era proprio dietro a quella porta. Sembrava che qualcuno stesse armeggiando per aprirla. I due ragazzi scossi e con il cuore in gola si strinsero mano nella mano ma non si mossero da lì. Ci fu di nuovo silenzio. Marco provò a spingere la porta. Qualcuno l’aveva realmente aperta anche se nessuno era uscito ad accoglierli. Sempre mano nella mano, e con la loro caparbietà, decisero di entrare. La luce era fioca all’interno. Appena i loro occhi si adattarono a quella luce, non poterono far altro che ammirare quel posto. Erano entrati in una grande stanza adorna di mobili. Un camino, in marmo, scoppiettava proprio di fronte a loro ma il calore era davvero poco. Accanto al camino c’era un bellissimo divano in cuoio con due poltroncine e un piccolo tavolinetto in legno. L’angolo era grazioso e catturò l’attenzione di Lisa. Diversi dipinti ornavano le pareti, c’erano ritratti, ma anche paesaggi di campagna, uno dei quadri raffigurava la villa. I due ragazzi erano estasiati nell’ammirare tutto quell’insieme. Sotto ad una finestra chiusa, si trovava uno splendido pianoforte. Marco rimase ad osservarlo incantato. “Sembra di stare in un’altra epoca!” esclamò Lisa “Hai ragione.” La voce non era quella di Marco e veniva da dietro alle loro spalle. Istintivamente i due ragazzi si girarono terrorizzati. Dietro a loro c’era un uomo dall’aspetto regale. “Hai ragione.” ripeté quel signore che aveva due occhi vispi e sembrava non curarsi della loro intrusione. “Ci sono mobili di varie epoche” continuò “ma il pezzo che preferisco di più è quello. Uno strumento che ho ricevuto in dono da mio nonno. Da lui ho ereditato anche la passione per suonarlo”. Quell’uomo apparso dal nulla puntò il dito verso il pianoforte. I ragazzi lo guardavano ancora incapaci di spiccicar parola. Chi era quel signore ben vestito e dall’aria importante? Era forse il misterioso proprietario? E se sì, perché non li stava rimproverando per aver invaso la sua proprietà? Invece quell’uomo che sembrava uscito anche lui da uno dei suoi quadri, si diresse al pianoforte e con estrema naturalezza e un’espressione serafica, iniziò a suonare. “Com’è diverso qui!” pensava Lisa tra sé, “A scuola l’ora di musica è sempre così noiosa! Qui invece tutto prende un’altra forma!” Marco era completamente rapito. Improvvisamente il vecchio smise di suonare e disse: “Spero che questo brano vi sia piaciuto.” I ragazzi dissero di sì contemporaneamente. L’uomo riprese: “Ho suonato Serenata di un compositore che si chiamava Schubert.” Per un attimo nella stanza calò il silenzio, poi Marco dimenticò improvvisamente la sua timidezza e anche il fatto di essere entrato in quella casa illegalmente. Quell’uomo gli piaceva, aveva un modo così naturale di suonare il piano… Gli sembrava di essere dentro ad un sogno. Con estrema naturalezza si rivolse a quel gentiluomo d’altri tempi e disse: “Mi piace il piano e vorrei imparare ma la mia casa è piccola, non potrei mai tenerne uno.” Al vecchio signore gli si illuminarono gli occhi sentendo le parole di Marco. Era chiaro che i due ragazzini venivano dai palazzi in fondo alla strada. Li aveva notati varie volte aggirarsi nei dintorni della villa. Non si era stupito quando li aveva sorpresi all’interno del parco. Aveva spiato i loro movimenti, aveva percepito la loro curiosità, ma aveva soprattutto capito, che erano due ragazzini educati, non certo due teppistelli. Si era allora divertito un po’ alle loro spalle. E quando erano finalmente giunti all’ingresso, aveva facilitato loro il compito, aprendo il portone. Li aveva osservati mentre ammiravano quella stanza enorme e ormai da troppo tempo silenziosa. Quasi avesse avuto un presentimento, quel giorno aveva acceso il camino, era felice di averlo fatto, il fuoco dava più calore a quella stanza altrimenti fredda. Viveva lì quasi come un eremita dopo aver preso decisioni drastiche nella sua vita, ma questa, era un’altra storia. La vista di quei due ragazzi, era stata un toccasana per lui. C’era qualcosa che lo spingeva ad aiutarli, ecco perché decise di dare un’opportunità a quel ragazzo affascinato dal pianoforte. Lo invitò a sedersi vicino a lui e, con pazienza e dolcezza iniziò ad istruirlo. I ragazzi tornarono il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. Imparavano sempre qualcosa di nuovo da Vinicio, questo era il nome del loro nuovo amico. Scoprirono che era proprio lui il proprietario di quella villa che aveva fatto creare tanti misteri sul suo conto. A Vinicio non piaceva parlare di sé, sapevano solo che amava la solitudine ma che aveva anche ritrovato il piacere di stare con gli altri. Ogni tanto, arrivando alla villa per la lezione, Marco incontrava vecchi amici di Vinicio, pianisti come lui, in quei momenti, in Marco, tornava quella vecchia timidezza che però scompariva non appena gli occhi azzurri di Vinicio, si puntavano su di lui. Era come se dicessero: “Non aver paura, loro sono uguali a me.” Allora Marco eseguiva il suo saggio. E quando tornava a casa, sentiva di aver aggiunto un tassello in più a quel suo grande progetto. Anche Vinicio provava quella stessa sensazione. Con Marco, il lavoro era lungo, ma c’era una cosa che non aveva mai abbandonato Vinicio, il suo intuito, e Marco, ne era sicuro, avrebbe fatto strada. Sono passati tanti anni da quel nebbioso pomeriggio di novembre. Lisa è ancora al fianco di Marco. Come allora, le piace osservare mentre le dita di lui volano sui tasti del piano, ricreando suoni di straordinaria bellezza. Anche lei negli anni aveva scoperto di avere un talento: le piaceva dipingere. Un giorno Vinicio, le fece trovare un cavalletto con tutto il necessario per dipingere. Quante cose le tronano in mente ascoltando Marco suonare! E se chiude gli occhi, rivive la stessa magica atmosfera di quel giorno ormai lontano: loro due bambini dentro ad una grande stanza con un pianoforte suonato da un vecchio pianista che ha saputo segnare il loro destino.









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