Sprofondata nella mia poltrona preferita, osservo stancamente la stanza. Niente è al suo posto. Solo il silenzio potrebbe darmi sollievo, se non fosse che proprio lui mi ricorda che sono rimasta sola. Dovrei reagire, alzarmi e piano, senza fretta, iniziare a sistemare. A terra ci sono giochi, carte regalo appallottolate, nastrini e fiocchettini di vari colori. A onor del vero, sopra il tavolo c’è anche la mia tazza natalizia tirata fuori per l’occasione, ormai vuota. Ho voluto provare la fragranza di tè che mi è stata regalata. Non era male, ma il suo aroma è svanito e la tazza adesso mi sembra fuori posto, quasi in bilico sopra al tavolo allungato per l’occasione.
C’è stato un tempo, diversi anni fa, in cui su quel tavolo si proseguiva anche oltre il pranzo. Si giocava a carte, si chiacchierava amabilmente, si era felici di stare assieme. Ogni tanto squillava il telefono, di solito era qualche parente che augurava buone feste. Se ripenso a quei natali, mi torna la malinconia. Oggi invece nell’aria c’era fretta di andare. A cominciare da mia figlia Lisa che, con la scusa delle prove in teatro, è andata via quasi correndo. Mio figlio Mirco se n’è pure meravigliato. Ha avuto l’ardire di dire: “Certo che la nostra Lisetta ha sempre una scusa pronta per non darti una mano” Io non ho raccolto quella provocazione. So bene che certe osservazioni vengono dalla bocca di sua moglie Mia, che poi lascia parlare il marito, così da risultare neutrale quando neutrale non è. Naturalmente, nemmeno sua moglie si è alzata per aiutarmi. “Ma lei è scusata mamma!” direbbe Mirco. Già… Mia è la madre perfetta che deve badare ai bambini. Peccato che i bambini non siano più così piccoli da comportarsi come tali. I miei nipoti sono gemelli e hanno quasi dieci anni. Se dicessi davvero quello che penso di loro, mi prenderei una raffica di insulti col risultato che mio figlio taglierebbe i ponti una volta per tutte con quello che ne è rimasto della sua famiglia. Ma io lo so che è solo una questione di tempo e succederà davvero. Già… perché qualcosa si è rotto nel tempo, forse ha a che fare con la separazione tra me e mio marito, o semplicemente non siamo riusciti a mantenere viva la nostra famiglia. Ci nutriamo di illusioni. Si seguono degli schemi che dovrebbero funzionare. O forse, sono io ad amplificare il tutto, a non avere più voglia di fingere. Oggi, all’ultimo momento, si sono aggiunti al nostro pranzo anche il mio ex marito e Gioia, la sua compagna. E’ stata lei a voler sparecchiare la tavola mentre io sistemavo i piatti nella lavastoviglie. Devo ammettere che Gioia è simpatica. All’inizio eravamo entrambe in imbarazzo, ma poi è bastato un argomento di interesse comune, che ho finito quasi di dispiacermi quando se n’è andata. Prima di uscire, mi ha abbracciato e mi ha detto: “Sto cominciando a capire perché hai lasciato Gianni” Che si sia già stancata di lui?
Ecco… se devo ricordare una particolarità di questo Natale, penso sia questo momento tra me e Gioia. Gianni invece, sembrava serio. Con lui non ci siamo lasciati molto bene, anche se ormai stiamo cercando di appianare tutte le nostre divergenze. In fin dei conti ci vediamo lo stretto necessario. Mi piacerebbe essere amica di Gioia, ma non credo che a Gianni farebbe piacere. E intanto, fuori fa già buio. La festa dei buoni propositi, per me è già passata. Di malavoglia mi alzo e comincio a raccogliere i giochi dei gemelli. Da me sono rimasti i più ingombranti. Con la scusa che qui c’è più spazio, li hanno lasciati qua. Ci sono anche i due libri di avventura che ho regalato loro. Dalle facce che hanno fatto, ho capito che non ne sono stati contenti, anche se hanno cercato di mascherare il loro disappunto. Mi hanno ringraziato. A modo loro sono stati educati, come ligi a una regola imposta quasi certamente dalla madre: “Mi raccomando, nessuna scenata bambini. Ringraziate la nonna anche se il dono non vi piace.” Chissà… magari un giorno inizieranno a leggerli quei libri e li apprezzeranno. Per il loro decimo compleanno, riceveranno un telefonino. Alla fine l’hanno spuntata loro. E io che li credevo ancora troppo piccoli per la tecnologia… A proposito di questo, il mio telefono squilla. Non ho un gran rapporto con lui. Per me serve solo per ricevere telefonate o per farle. Finalmente lo scovo sotto un cuscino. Non è una chiamata ma un messaggio. E’ mia figlia Lisa. Le avevo promesso che sarei andata a teatro a sentirla e lei me lo ricorda. Sì, gliel’avevo promesso proprio stamattina a colazione, quando mi sentivo euforica per l’arrivo di Mirco e la sua famiglia e quando ero in ansia per la probabile presenza a casa del mio ex e della sua compagna. Quando ci siamo ritrovate in cucina io e Lisa, abbiamo commentato assieme la giornata splendida che ci appariva guardando fuori dalla finestra. Lisa aveva detto: “Un po’ mi dispiace che ci sia il sole oggi. Non sembra neanche Natale…” Mia figlia ha ventisei anni, è nata quando Mirco ne aveva già dieci. Non hanno mai legato davvero, ma io sono stata felice che lei sia arrivata.
Un secondo messaggio di Lisa dice: “Mamma! Lo sai che ci tengo che tu sia qua con me. E poi… c’è una persona che chiede sempre di te.” Quando termino di leggere, ho le guance in fiamme. So bene a chi si riferisce mia figlia e, se devo essere sincera, non mi dispiace sapere che Gabriele, il regista dello spettacolo, ci tiene a che io vada in teatro. Anche lui è divorziato. E’ capitata una o due volte che ci siamo scambiati qualche parola. Ha una bella voce …
La verità è che sono un po’ stanca di piangermi addosso. E’ vero, tutti se ne sono andati, ma è anche vero che io non ho proposto nessuna alternativa. E forse, si capiva che oggi il mio umore non era tra i migliori. Così, rispondo a Lisa e le confermo la mia presenza. Quasi all’istante lei replica: “Bene, così dopo lo spettacolo verrai a cena assieme a tutti noi”
E all’improvviso sorrido, mi torna l’ottimismo. La stanchezza mi è passata. E come se avessi avuto la bacchetta magica, il salone torna in ordine. Ho giusto il tempo di cambiarmi e raggiungere velocemente il teatro che per fortuna non dista molto da casa. Mentre guido, penso che basta davvero poco perché la prospettiva cambi, che ciò che prima sembrava negativo, diventa più accettabile. Quando raggiungo il teatro, mi emoziono. E’ gremito di gente e io mi sento orgogliosa di ciò che ha scelto di fare mia figlia. D’improvviso penso al regalo che le ho dato stamattina: una bellissima sciarpa calda e morbida che sembra lei abbia gradito. Ma era davvero questo ciò che voleva davvero? Mi affretto ad entrare e riesco a raggiungere il posto che Lisa mi ha riservato.
Quando finalmente le luci si abbassano e lei entra, in sala si fa silenzio. Il pubblico aspetta paziente. Quella giovane donna in piedi dietro a un leggio è mia figlia, ma sembra che io non mi sia accorta quanto in fretta siano volati questi anni e di quanto lei sia cambiata. Quando inizia a parlare, sento qualcosa vibrare dentro di me. E’ la stessa voce che poche ore prima aveva detto: “Ciao a tutti! Io scappo!” Eppure, quando comincia il suo monologo, sembra diversa, più matura. Il monologo… quante volte l’ho sentita ripeterlo in queste settimane. Adesso so che non la ascoltavo davvero. I nostri occhi si incontrano per un attimo ed è come se Lisa mi volesse dire: “Non andartene in giro con la mente. Stai qua con noi. Ascolta davvero ciò che dico, non perché sia della massima importanza, ma perché mi sono impegnata fino allo stremo per dare il meglio di me.”
E così, trascino la mente e il cuore proprio qui dove si trova adesso il mio corpo e ascolto, stavolta ascolto sul serio.
“… e cammino, attraverso una strada tortuosa dove i sassi che calpesto non sono lisci, ma ruvidi e appuntiti. I piedi mi fanno male. Dovrei fermarmi, o almeno rallentare. Ma questa è la via, ne sono certa e mi porterà in cima ad alte montagne, nei deserti infiniti. Darà ai miei piedi sollievo dopo averli immersi in fresche acque di fiumi, mari, laghi e ruscelli. Darà ai miei occhi il piacere di osservare un alba o un tramonto stellato. Li inumidirà di calde lacrime di rimpianto, ma anche di gioia e di speranza. Ed è per questo che io non mi fermo, nemmeno quando penso che tutto ciò che faccio sia solo da buttare.”
Lisa ringrazia, abbassa la testa con un inchino. L’ho ascoltata fino alla fine. La sua voce è stata terapeutica, mi sono persa nel suo parlare. E mi sono chiesta: “Da quanto tempo non mi soffermo a guardare il creato?” E’ vero che la vita è spesso tortuosa, ma a volte, i momenti belli non ci accorgiamo nemmeno di viverli, come il pranzo di oggi per esempio.
Quando Lisa mi raggiunge, mi chiude stretta in un abbraccio che mi commuove. Dopo averle fatto i complimenti, lei mi guarda con espressione seria e dice: “Grazie a te mamma, per esserci stata e per lo splendido pranzo di oggi!”
Io non so che dire. Mi vergogno solo di essermi lamentata con me stessa per qualcosa che invece è andata bene.
Allora dico, cercando di abbozzare un sorriso: “Credi che anche agli altri sia piaciuto come a te?” Lisa quasi strabuzza gli occhi, poi dice: “Stai scherzando? Non ricordi che perfino Mirco ha fatto il bis di tutto?” Ecco… a questo non avevo fatto caso. Ma Lisa continua: “Per me questo è uno dei più bei Natali degli ultimi anni e la serata non è ancora finita!”
La seguo nel suo camerino e aspetto che si cambi. Quando finalmente usciamo e raggiungiamo il resto della compagnia, mi sento elettrizzata e felice. Sì, anch’io adesso ne sono sicura, nulla di oggi è da buttare.
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