Il lago ghiacciato Guardo i ragazzi pattinare sul lungo viale che mi costeggia, alcuni cadono per poi rialzarsi e riprendere in fretta, altri invece, i più esperti, sembra che al posto dei pattini abbiano delle ali. Volteggiano e danzano in modo sublime. Faccio sempre un sogno a questo punto, sogno di vivere da un’altra parte dove il clima non è mite ma freddo e dove i laghi ghiacciano. Già, io sono il lago di questa piccola e bella città. La nostra è una zona che attrae molti turisti e io sono una delle loro mete preferite, il clima poi come dicevo è mite tutto l’anno, perciò qua non ci sentiamo mai soli. Fino a poco tempo fa di questo ne andavo fiero, ma da un po’ qualcosa dentro di me è cambiato. Tutto è cominciato guardando pattinare quei ragazzi e ascoltando le loro storie nelle loro pause di allenamento. Sedendosi sulla riva, cominciavano a raccontare esperienze avute pattinando altrove. E’ stato li che Pete, uno dei più bravi del gruppo parlò per la prima volta di un lago completamente ghiacciato, e di come lui si era divertito a pattinarci sopra. Descrisse anche le sue emozioni e il senso di libertà che aveva provato da lasciare tutti, me compreso, senza parole. Mentre Pete parlava mi successe qualcosa di strano, riuscivo a capire esattamente le sue sensazioni perché era come se le avessi vissute assieme a lui, e per la prima volta in vita mia provai invidia, invidiavo quel lago che d’inverno diventava una strada ghiacciata e i ragazzi potevano pattinarci sopra. Sapere che questo è un sogno praticamente irrealizzabile mi rende molto triste, l’unica cosa che mi consola è sapere che tra me e Pete esiste un’affinità particolare veramente difficile da spiegare, lo sento legato a me ed è come se lui capisse i miei stati d’animo e li condividesse. Ci credereste se vi dicessi che un po’ di me ha viaggiato chiuso dentro una busta di plastica per una destinazione assolutamente sconosciuta? Eppure è proprio quello che mi è successo qualche mattina fa di buonora. Pete stava facendo il suo solito allenamento, anche se stavolta era solo, poi come al solito è venuto a riposarsi sulla riva. Per un po’ è stato immobile come sopra pensiero, poi ad un tratto ha tirato fuori un sacchetto, si è avvicinato a me e con l’aiuto di un piccolo secchio ha cominciato a prendere qualche parte di me e buttarla dentro a quel sacchetto. Devo dire che la prima sensazione non è stata piacevole visto che mi trovavo dentro ad uno spazio molto limitato, ma nello stesso tempo mi sentivo tranquillo visto che ero con Pete. Essere tra le sue mani mi dava fiducia. Finalmente dopo molte ore di viaggio arrivammo a destinazione. Era ormai tardo pomeriggio e Pete dopo aver fatto una veloce merenda, cominciò ad incamminarsi sempre tenendomi tra le mani. Notai che indossava dei guanti molto pesanti, pensai che probabilmente lì faceva molto freddo. Ne ebbi la conferma quasi subito quando Pete improvvisamente si fermò e chinandosi, cominciò ad aprire con molta delicatezza il sacchetto dove io mi trovavo. In un istante fui rovesciato sopra ad una lastra di ghiaccio. La sensazione che provai non la potrò dimenticare mai più per tutto il resto della mia vita, quello, era veramente freddo! Di colpo capii l’intenzione di Pete, aveva voluto far provare anche a me le sue stesse emozioni, ma quello che mi rendeva estremamente felice era sapere che le mie sensazioni erano giuste, tra di noi era nata davvero un’amicizia profonda e un’intesa perfetta pur non comunicando a parole. Questo per me era già molto. Dopo una notte gelida e stellata, ecco che il nuovo giorno si apriva con uno splendido sole, nessuno comunque sembrava approfittarne, il silenzio era glaciale finché improvvisamente, una musica soave cominciò ad arrivare da qualche parte e come per incanto i pattinatori iniziarono a danzare sopra quell’enorme lastra di ghiaccio. Ero emozionato! Finalmente anch’io, sia pure in forma così parziale, provavo quella grande emozione, era qualcosa di magico e fantastico, proprio come avevo sognato per tanto tempo solo che adesso lo stavo vivendo davvero! Tanti concorrenti, avevano gareggiato sopra quell’enorme strato di ghiaccio e io non avrei potuto chiedere di più. Dopo l’euforia di quei momenti, quando tutti se n’erano andati e il silenzio era tornato a regnare sopra il lago ghiacciato, capii che non sarei più tornato a casa. Una piccola parte di me avrebbe fatto parte di un altro lago. Stavo ancora pensando se la cosa sarebbe stata divertente o piuttosto angosciante, quando sentii una mano gentile lavorare su di me, sapevo già di chi era quella mano. Non chiedetemi come ha fatto ad individuarmi in mezzo a tutto quel ghiaccio, sta di fatto che ci ha azzeccato in pieno. Così, eccomi qua di nuovo chiuso ancora una volta in un sacchetto di plastica. Adesso, mi sto piano piano scongelando, così non raffredderò il resto di me quando tornerò al mio posto. Non credo che proverò più invidia per non poter ghiacciare d’inverno come altri laghi in altre parti del mondo e poi chissà… magari una gelata arriverà anche qua prima o poi. Sono sicuro che Pete ne sarebbe felice assieme a me. A proposito, quella gara Pete l’ha vinta, e un po’ mi sento vincitore anch’io assieme a lui.
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