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Due valige in viaggio


Ciao a tutti! Eccomi qua con un nuovo racconto tratto dal mio libro "Castelli di sabbia" Buona lettura Ema

Due valigie in viaggio

Il treno viaggiava ad una velocità sostenuta. Dentro gli scompartimenti la vita scorreva tranquilla, ognuno era occupato a fare qualcosa, scrivere, leggere, ascoltare musica o semplicemente guardare fuori dal finestrino. Aurora non faceva nulla di tutto questo. Era nervosa e ormai, anche il suo unico compagno di viaggio l’aveva notato. Quel suo insistente bisogno di guardare l’orologio, e quel suo sguardo teso, erano segnali inconfondibili di un certo disagio. Comunque, c’era qualcuno che la capiva, che conosceva benissimo i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni, e quanto le costava fare quel lungo viaggio da sola. Non si trattava di una persona e quindi non era proprio corretto dire qualcuno. Insomma… chi la capiva veramente, era un oggetto dall’apparenza inanimata: la sua valigia. Fedele compagna che la seguiva in tutti i suoi spostamenti. Ormai era un po’ vecchiotta ma Aurora ne era così affezionata che la portava sempre con sé. La valigia era rossa con delle bordature grigie usurate dal tempo. La valigia, sembrava non farci caso. Era felice di essere in viaggio con Aurora anche stavolta. L’unica cosa che la disturbava, a parte il vedere Aurora così triste, era di dover stare a stretto contatto con la valigia dell’altro passeggero, un giovane dall’aria impeccabile e anche un po’ snob, tanto che la valigia rossa, si chiedeva come mai non avesse scelto di viaggiare in prima classe. Anzi… non si sarebbe minimamente meravigliata se quel tipo avesse posseduto un jet privato. La disturbava proprio quella valigia anche lei impeccabile come il suo padrone. Sicuramente era nuova fiammante, probabilmente appena uscita da uno di quei negozi costosissimi del centro. Purtroppo le due valigie erano molto vicine tra loro, talmente vicine che si toccavano. Improvvisamente il silenzio all’interno dello scompartimento, venne interrotto dall’arrivo del bigliettaio. Aurora prese la borsa e tirò fuori il suo biglietto, lo porse al controllore che dopo un attento esame, neanche fosse stata una cartella clinica, glielo ritornò assieme ad un sorriso non corrisposto. Nel frattempo il signore di fronte a lei, cominciò ad armeggiare dentro le varie tasche del suo costoso cappotto blu. Non trovando riscontro, passò alle tasche della giacca, ma del biglietto, nessuna traccia. Si ricordò allora delle tasche dei pantaloni da dove tirò fuori un portafoglio non all’altezza del suo personaggio, pensò un po’ maliziosamente la valigia rossa. Niente da fare, il biglietto non era neanche lì. La compostezza che fino ad allora era stata così perfetta e che aveva così irritato la valigia di Aurora, cominciò a vacillare. Quel viso così impassibile, iniziò a scomporsi e da pallido, divenne rosso. Era innegabile, la situazione iniziava ad essere imbarazzante. Il controllore che fino a quel momento aveva aspettato con pazienza senza batter ciglio, iniziava a dare segni di una certa irritazione. Era il suo corpo a parlare per lui. Il volto si stava contraendo in smorfie di sdegno, le dita delle mani provavano nuovi esercizi di allungamento. E le gambe, incapaci a star ferme, muovevano piccoli passi con costanza. Il povero passeggero fece un ultimo tentativo. Indirizzò lo sguardo verso il suo ultimo possedimento: la valigia immacolata. Che fosse lì il biglietto scomparso? Nel prendere la valigia, quel signore che distinto non lo era più, fece un movimento brusco che per poco non fece cadere anche la valigia di Aurora. L’uomo dopo tante difficoltà, riuscì a tirar giù quella che ormai era la sua ultima speranza. Cominciò L’operazione di apertura. C’erano cerniere da tutti i lati che lui apriva e chiudeva, apriva e chiudeva. Alla fine dovette aprire la cerniera principale, quella in cui erano contenute tutte le sue cose più intime, ma ormai questo a lui probabilmente, poco importava. Ecco che apparvero in bell’ordine: camicie, cravatte, calzini, maglioni. Quella biancheria sapeva di pulito e di buono. Aurora non aveva potuto fare a meno di notare con che cura era stata fatta quella valigia. Purtroppo, la distruzione di tutto ciò fu immediata. L’uomo come impazzito, iniziò a tirare fuori tutte quelle cose, ma niente, del biglietto scomparso non c’era neppure l’ombra. Mentre era ancora con la testa china sui suoi averi, miseramente imbarazzato, ecco che Aurora raccolse per terra un pezzo di carta, e con un po’ di titubanza lo porse al malcapitato viaggiatore. Quel pezzo di carta, era proprio il biglietto scomparso. Non c’era tempo per chiedersi da dove gli fosse caduto. Forse da un bel po’, a giudicare dal suo stato. Senza osare alzare gli occhi sul controllore, glielo porse in mano. Come aveva fatto con quello di Aurora, il controllore esaminò attentamente anche questo secondo biglietto e con aria disgustata, lo porse al giovane. Se ne andò senza un saluto. Il ragazzo, mormorò un grazie ad Aurora e con il viso ancora in fiamme, si scusò per il disordine che aveva procurato. Si accinse a sistemare un po’ alla meno peggio il suo bagaglio che adesso non somigliava neanche lontanamente a quello piegato a puntino di poco prima, poi, questa volta usando più delicatezza, posò la valigia al suo posto. Quando tornò a sedersi, invece di riprendere a leggere con quell’espressione di superiorità che aveva avuto stampata in faccia fino a pochi minuti prima, guardò con sincero interesse Aurora e disse: “Mi chiamo Nicholas, penso che le presentazioni siano d’obbligo visto che mi hai salvato da una situazione oserei dire patetica nonché imbarazzante trovandomi il biglietto scomparso.” “Anche da una multa molto salata” disse Aurora sorridendo e dicendo il suo nome a quell’uomo che adesso guardava con più attenzione di prima. Nicholas le aveva restituito il sorriso, un bel sorriso… La valigia rossa aveva seguito quel susseguirsi di sequenze come se fosse stato un film comico. Decise tra sé che tutto sommato, le sarebbe dispiaciuto se Nicholas avesse dovuto pagare una multa. Comunque, ancora una volta si sentiva orgogliosa di essere la valigia di Aurora. Dall’alto, guardandola adesso, la vedeva più rilassata e quindi di conseguenza si sentiva meglio anche lei. Il passeggero sconosciuto che adesso aveva un nome, aveva iniziato a conversare con Aurora. “Tutto sommato non è poi così snob.” pensava la valigia rossa. Decise così di fare anche lei amicizia con l’altra valigia. Così, cominciò a toccare la sua compagna di viaggio, la bella valigia grigia e disse: “Ciao come stai? Il viaggio è lungo, sei comoda quassù?” Mentre il treno continuava la sua corsa, dentro gli scompartimenti si intrecciavano amicizie, confidando forse a degli estranei, dubbi, preoccupazioni, o le gioie momentanee. Adulti e bambini, comunicavano tra loro sfruttando quel tempo che li separava dalle loro destinazioni. Quel chiacchiericcio, si andava affievolendo a tarda sera fino a cessare del tutto con l’arrivo della notte. Ma non tutti dormivano. Le due valige di Aurora e Nicholas, avevano iniziato a fare amicizia scoprendo di avere tante cose da dirsi. Ma fu quando scoprirono di venire dallo stesso negozio di periferia, che scoppiarono assieme in una fragorosa risata. Quando alla fine si calmarono entrambe, la valigia grigia disse: “E’ proprio vero che non bisogna mai fermarsi alle apparenze.”

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