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Castelli di sabbia

Ciò che Martin vide alle 7 del mattino fu una lunga striscia di sabbia pulita e uniforme. “Tutto è pronto” pensò, e senza soffermarsi oltre si diresse a passo svelto verso il suo albergo. L’appuntamento era fissato per le 9, quindi c’era tutto il tempo per una buona colazione.

Certo che, se qualcuno gli avesse detto che i suoi quindici giorni di vacanze li avrebbe trascorsi nello stesso posto di mare dove da bambino assieme a sua madre passava un mese della sua estate, Martin non gli avrebbe creduto. Eppure il viaggio a Stoccolma programmato così minuziosamente da più di sei mesi era saltato perché Christine l’aveva lasciato improvvisamente una settimana prima della loro partenza per le ferie. Martin, nonostante tutto, aveva deciso di partire lo stesso. Per dove? Nemmeno lui lo sapeva. Aveva buttato qualcosa in valigia, e si era messo al volante della sua auto.

L’idea gli venne mentre guidava, dovendo decidere quale direzione prendere. Puntò dritto senza esitazione per un luogo a lui molto caro. Non importava se c’erano più di tre ore di macchina, ormai aveva deciso. Sarebbe andato in quel piccolo villaggio di mare fatto solo di pescatori e di una bellissima spiaggia isolata con pochi turisti, anche perché di alberghi in paese, se ben ricordava, ce n’erano soltanto due. Questo improvviso cambio di rotta piacque molto a Martin. Era desideroso di rivedere quei posti, e chissà perché ma aveva la sensazione che non sarebbe stato deluso, che avrebbe trovato tutto praticamente immutato. Man mano che si avvicinava, riconosceva la natura e anche l’odore di quei posti. Martin non sapeva dare un nome alla sensazione che provava ma era bella e intensa. Finalmente Martin si accorse delle prime case dai colori intensi e caratteristici, era ormai arrivato a destinazione; quelle, infatti, erano le case dei pescatori che si trovavano proprio all’entrata del villaggio, si trattava di casette basse tutte perfettamente uguali ma dipinte con colori diversi l’una dall’altra. Martin un giorno incuriosito aveva chiesto ad uno dei tanti pescatori del posto il perché di quei colori così intensi e decisi e come mai ogni casa si distingueva dall’altra, se per esempio una facciata era rossa, la porta d’ingresso era dipinta di blu, questo significava che nessun’altra casa sarebbe stata dipinta così, ma si sarebbe sicuramente trovata una facciata blu e la porta principale dipinta di rosso. Il pescatore aveva spiegato a Martin che questo serviva anticamente perché le case non erano numerate. Comunque, anche se con gli anni molte cose erano cambiate anche lì, quei colori vivaci erano rimasti ed erano ormai parte integrante del paesaggio. Adesso, a distanza di più di quindici anni tutto era come allora, e se le piccole casette colorate erano ancora lì, non c’era dubbio che anche il resto sarebbe stato praticamente immutato, come se il mondo moderno non fosse riuscito a penetrare completamente dentro a quel cantuccio di terra.

I due alberghi erano infatti rimasti tali. Si trovavano nella piazza del paese l’uno di fronte all’altro accanto alla piccola chiesa e al grande emporio dove si poteva trovare un po’ di tutto, ma quando Martin arrivò, trovò l’ultimo posto rimasto nel parcheggio di uno dei due alberghi. Quell’inaspettato affollamento non lo turbò eccessivamente, ma anzi, con un pizzico di ottimismo pensò che molto probabilmente avrebbe trovato una stanza in uno dei due alberghi. Martin entrò nel primo e speranzoso chiese di prenotare una camera per due settimane. La ragazza alla reception gli lanciò un’occhiata strana poi, dopo aver registrato il suo nome e avergli dato la chiave della stanza disse: “E’ proprio fortunato lei, questa era l’ultima stanza disponibile, la prossima volta le consiglio di prenotare prima di fare tutta questa strada.” Martin si sentì un po’ a disagio e imbarazzato e in qualche modo voleva rimediare a quella magra figura così disse: “Venivo qui da bambino e mi era venuta voglia di rivedere questi posti. li ricordavo come tranquilli e solitari, non credevo che le cose fossero cambiate.” “Lo sono in genere” disse la ragazza e prendendo un opuscolo che si trovava in una piccola bacheca lì accanto, continuò dicendo: “Tra una settimana, ci sarà la gara nazionale dei castelli di sabbia, di conseguenza tra gli iscritti, i giudici, giornalisti e parenti dei concorrenti, il paese raddoppia i suoi abitanti.” La ragazza diede l’opuscolo a Martin. lì, disse, avrebbe trovato tutti i dettagli della manifestazione. Improvvisamente Martin senza pensarci troppo chiese: “ Sa se sono ancora aperte le iscrizioni?” “Penso che qualche posto sia ancora disponibile.” La ragazza sembrava indecisa se continuare ad aggiungere qualcos’altro ma non disse più niente così Martin salutandola si allontanò, raggiunse la sua stanza, posò la valigia e senza perdere altro tempo uscì di nuovo: sarebbe andato ad iscriversi alla gara.

La “gara dei castelli di sabbia…” come poteva essersela dimenticata per tutti quegli anni? Era iniziata quando lui era ancora un bambino molto piccolo, quattro o cinque anni. Improvvisamente Martin ebbe una sensazione così forte che dovette appoggiarsi da qualche parte per non cadere, si rivide mentre con la mano stretta in quella di sua madre, guardava ammirato i ragazzi più grandi che si allenavano sulla sabbia, si preparavano per la gara vera e propria, la gara dei castelli dove uno solo avrebbe vinto il primo premio. Stranamente Martin non ricordava più in che cosa consistesse quel premio così ambito, ma sapeva che quelli erano stati dei momenti felici. Anni dopo anche lui si sarebbe cimentato in quella gara, non vinse mai, solo una volta arrivò quasi al traguardo piazzandosi tra i primi dieci.

Comunque, quello che l’aveva sempre spinto a partecipare non era tanto il desiderio di vincere ma piuttosto era la passione che aveva per i castelli, forse era stata proprio questa passione che d’impulso lo aveva fatto iscrivere dopo tutti quegli anni ancora una volta a quella competizione. Adesso, quel giorno era arrivato e lui si sentiva estremamente emozionato. Aveva pensato che andare alla spiaggia molto presto lo avrebbe fatto rilassare un po’, ma quando Martin chiuse la porta della sua stanza dietro di sé e si diresse verso la piccola hall per lasciare la sua chiave, si sentiva più nervoso che mai. Mentre Martin si stava dirigendo verso l’uscita, la ragazza di turno lo chiamò di nuovo e mentre lui si girava, lei un po’ timidamente disse: “ Buona fortuna per la gara!”. Martin incoraggiato da quell’inaspettato commento, se ne andò. La spiaggia era decisamente più affollata e Martin andò a prendere il suo posto nel tratto a lui assegnato. La giornata era bella, i giudici, quattro in tutto, avevano preso il loro posto sotto un grande gazebo. I concorrenti erano tanti, cinquanta in tutto. Il regolamento prevedeva che non ci sarebbero state eliminatorie ma che dopo un attento esame da parte dei giudici, soltanto i primi tre classificati sarebbero stati premiati. Oramai tutti erano nelle proprie postazioni, aspettavano solamente il fischio dell’arbitro per poter cominciare. Il tempo a loro disposizione era di tre ore, dopodiché i quattro giudici avrebbero iniziato ad esaminare i lavori. L’appuntamento per la premiazione si sarebbe tenuto alle cinque del pomeriggio naturalmente lì in spiaggia.

Martin aveva deciso di partecipare alla gara, non soltanto per un dolce ricordo d’infanzia, ma anche perché, si sentiva legato ai castelli in un modo a cui non sapeva rispondere. Di tanto in tanto, c’era un sogno che faceva. Si trovava in un castello, le situazioni cambiavano ma il castello rimaneva sempre lo stesso. Ecco perché nel momento di iniziare, Martin si sentì improvvisamente calmo e rilassato, avrebbe realizzato proprio il castello che vedeva nei suoi sogni.

Alle dodici in punto ci fu un altro fischio, quello finale. Il regolamento era chiaro, i lavori incompleti dovevano rimanere tali, anche quelli sarebbero stati presi in considerazione. Furono subito scattate centinaia di foto a tutti i castelli in gara. I partecipanti, sembravano soddisfatti, per lo meno di aver portato a termine il proprio lavoro. Nella piazza principale era stato installato un enorme self-service dove tutti erano invitati. Erano stati preparati piatti tipicamente locali a base di pesce anche se ce n’era un po’ per tutti i gusti.

Alle cinque in punto tutti erano tornati al proprio posto, anche Martin era posizionato accanto al suo castello in attesa come del resto tutti gli altri di sentire pronunciare il nome del vincitore.

Finalmente fu fatto il nome del terzo classificato, si trattava di Sarah Gordon una brunetta che aveva realizzato un bellissimo maniero ricavandone anche un piccolo ponte levatoio. Martin, obbiettivamente, pensava che quello era un piccolo capolavoro. Era ancora assorto nell’ammirare quel lavoro, che improvvisamente sentì pronunciare il suo nome. Incredibile! Martin era arrivato secondo. Evidentemente il suo castello era stato ritenuto più bello di quello di Sarah. Era dispiaciuto per lei ma d’altra parte nemmeno lui aveva vinto il primo premio. Ma ecco che alcuni istanti dopo, finalmente venne rivelato il nome del vincitore assoluto. Si trattava di un ragazzo di nome Sean. Martin non aveva avuto l’opportunità di vedere il suo lavoro in quanto Sean era stato messo in un posto molto più lontano rispetto a lui. Adesso però che lo vedeva da vicino, non lo trovava particolarmente interessante e ne fu deluso. Non tanto perché avrebbe voluto essere al posto di Sean, ma riteneva il lavoro di Sarah, più superiore e degno di una vittoria assoluta. Comunque, delusioni a parte, adesso si sarebbe saputo finalmente in cosa consistevano i premi dei primi tre classificati.

Sean ricevette, un fine settimana in un vero e proprio castello anche se la località non era stata rivelata. Avrebbe ricevuto inoltre una targa in oro con la riproduzione del suo castello.

In quanto al secondo e terzo classificato, la loro targa sarebbe stata in argento. Alla fine tutti i concorrenti furono fotografati accanto ai loro lavori. Come spesso accade in un contest, non tutti erano entusiasti del verdetto finale. Per spazzare via la delusione di molti, era stata organizzata una serata all’unico pub del paese. Tutti i concorrenti erano stati invitati. La birra scorreva a fiumi e il buon umore era tornato. Qualcuno ad un certo punto ebbe anche la brillante idea di travestirsi da fantasma, con applausi e risate da parte di tutti. Martin chiacchierò tutta la sera con Sarah. Anche lei aveva una passione sfrenata per i castelli, il suo sogno aveva confidato a Martin, era quello di riuscire un giorno a comprarne uno. “Chissà” aveva detto “magari un giorno riuscirò a realizzare questo mio sogno…”

I giorni che seguirono furono molto piacevoli, Martin aveva scoperto di avere altre cose in comune con Sarah, per esempio, anche lei aveva trascorso alcuni anni della sua infanzia in quel villaggio di pescatori, e anche lei vi ci era tornata dopo tanti anni. Anche Sarah si era sempre chiesta da bambina come mai quelle casette erano dipinte ognuna diversa dall’altra, ma, a differenza di Martin lei non aveva mai osato chiederne la spiegazione a nessuno.

Infine, si ritrovarono l’ultimo giorno a scambiarsi i rispettivi numeri di telefono ed indirizzi. Si salutarono senza nessuna promessa, ma con la consapevolezza di aver stabilito una bella e importante amicizia.

Sulla strada del ritorno, Martin era così immerso nei suoi pensieri che quasi non s’accorse dello scorrere del tempo. Era stato bene, aveva passato due settimane molto belle e si sentiva sereno e rilassato. Non aveva rimpianti, non era deluso e non aveva quasi mai pensato a Christine. Parcheggiò la macchina sotto casa ed entrando decise di prendere l’ascensore. Aprendo la porta del suo appartamento, accese la luce del corridoio. Tutto era pulito, merito della signora Harris che aveva lasciato tutto perfettamente in ordine. La corrispondenza era sul tavolo della cucina. C’era diversa posta, ma quello che spiccava più di tutti, era un giornale di alcuni giorni prima, si trattava di un quotidiano nazionale con la foto dei primi tre castelli classificati assieme ai rispettivi “costruttori”. Martin sorrise. La signora Harris aveva scritto accanto alla foto di Martin un bel “congratulazioni” a lettere cubitali. Stava pensando che l’avrebbe chiamata per ringraziarla, quando il telefono cominciò a squillare. Anche se un po’ di malavoglia, Martin andò a rispondere. Non aveva più sentito Christine e certamente non aveva voglia di sentirla proprio adesso. Si sentiva ancora bene grazie a quella vacanza e di sicuro non voleva rovinarsi il buon umore, ma quando rispose la voce dall’altro capo del telefono non era certo quella di Christine. Si trattava di una voce d’uomo che Martin non riconobbe, infatti un po’ in imbarazzo chiese: “Può ripetere scusi? Non credo di aver afferrato il suo nome”. Dall’altro capo, per tutta risposta, lo sconosciuto disse: “Per ora il mio nome non ha importanza, quello che invece importa è come lei abbia potuto realizzare così perfettamente quel castello sulla sabbia. Francamente ragazzo lei meritava il primo premio. Ma la domanda che volevo farle è: Quando ha visto per l’ultima volta il castello?”

Martin si stava decisamente innervosendo, non sapeva se quell’uomo fosse un pazzo o un critico d’arte o chissà cosa. Non sapendo cosa rispondere disse: “Cosa intende con quando ho visto per l’ultima volta il castello? Io ho semplicemente realizzato un castello di fantasia, non esiste il castello come lo chiama lei.”

“Si sbaglia” disse l’uomo con convinzione “perché io ci abito.”

Le ultime parole dello sconosciuto, ebbero l’effetto desiderato. Martin, trovandosi vicino al divano vi si sedette sopra e cercando di nascondere una certa agitazione disse: “Non credo che lei stia dicendo la verità, io ho semplicemente costruito sulla sabbia un castello come ce ne sono tanti a questo mondo. Anzi… credo che altri abbiano fatto dei lavori più belli del mio. Adesso mi dica, cosa vuole veramente da me?” “Desidero che mi venga a trovare così vedrà il castello coi suoi occhi, le do l’indirizzo, se si sbriga sarà qui prima che faccia buio.”

E così, Martin, si ritrovò a scribacchiare sul primo pezzo di carta che trovò un indirizzo a lui sconosciuto nonché le indicazione per poter arrivare sul posto. Nel giro di mezz’ora dal suo ritorno dalle vacanze, Martin era ancora al volante della sua macchina non sapendo neanche perché si era fatto convincere così rapidamente da quel perfetto sconosciuto al telefono. La verità era che si era incuriosito e voleva saperne di più. Non c’era traffico e Martin stava arrivando a destinazione con un certo anticipo rispetto all’orario previsto.

Improvvisamente il cuore cominciò a battergli più forte, si sentiva sempre più agitato, si stava avvicinando alla meta e non aveva la più pallida idea di cosa realmente avrebbe trovato. Avrebbe potuto tornare indietro, nessuno glielo impediva, invece proseguì. La curiosità era più forte dell’ansia. Una cosa era certa, le indicazioni che quell’uomo gli aveva dato erano esatte. Ad un certo punto, un’insegna stradale indicava la strada per poter arrivare al castello.

Martin imboccò una stradina di campagna molto stretta, ma invece del castello vi trovò davanti, un vecchio cancello tutto arrugginito.

Apparentemente la strada finiva lì. Il suo primo pensiero fu quello di essere stato vittima di uno scherzo di cattivo gusto e di esserci cascato in pieno, ma mentre cercava di immaginare chi potesse esserne l’autore, ecco che quel cancello improvvisamente e automaticamente si aprì. Martin allora, un po’ titubante, decise di proseguire. La strada adesso era più ripida e piena di curve. I suoi pensieri, un po’ per la stanchezza ed un po’ per la tensione, erano distorti ma quando dopo l’ennesima curva lo vide, Martin dovette fermarsi perché l’emozione era troppo grande. Davanti ai suoi occhi, c’era il castello, quel castello che lui stesso aveva riprodotto sulla sabbia. Il castello che ogni tanto appariva nei suoi sogni, esisteva davvero e lui non riusciva a crederci. Era confuso e anche debilitato per la stanchezza fisica. Il silenzio che fino ad allora aveva circondato quel momento, fu rotto dall’improvvisa comparsa di un uomo. “Capisco la sua emozione sig. Martin” disse l’uomo, poi proseguì: “Mi chiamo Andy e sono il custode del castello, mi scuso con lei per la strana telefonata che le ho fatto, ma vedrà, si troverà bene.” Poi, dopo avergli fatto sistemare la macchina lo invitò a seguirlo. Disse: “Ormai sta cominciando a fare buio, le consiglio una completa ispezione del castello per domani mattina, si prevede bel tempo” e così dicendo aprì quella che molto probabilmente era la porta principale. Si trovarono così a passare per uno stretto corridoio poi Andy fece accomodare Martin nella prima stanza che trovarono. Si trattava di un piccolo salotto con in un angolo un elegante camino. Due divanetti in pelle di color grigio, un tavolinetto e qualche quadro alle pareti, era tutto quello che si potesse trovare lì dentro. La stanza non era niente di speciale ma la reazione che Martin ebbe, fu ancora più intensa di quella precedente. Non si trattava più di una fatale coincidenza, quel posto, quell’odore che lo aveva accolto non appena entrato… Martin non sapeva spiegarselo ma era convinto di essere già stato in quel posto, di aver già vissuto quella stessa identica emozione. Il custode fece accomodare Martin in uno dei due divanetti mentre lui si sedette nell’altro, poi iniziò a parlare passando decisamente ad un tono più confidenziale. “ Ti vedo confuso Martin, ma devo dire che la tua reazione è assolutamente normale. Ti devo comunque svelare un segreto che sicuramente ti aiuterà a capire tante cose. Tu sei nato qui, e proprio qui hai trascorso i tuoi primi tre anni di vita.”

Martin aveva la bocca secca, non riusciva a spiccicar parola così Andy proseguì: “I tuoi genitori si separarono quando tu avevi appunto tre anni. A quel tempo il castello era ancora di proprietà della famiglia di tuo padre. Non so come andarono realmente le cose, so solo che a tuo padre non fu più permesso di vederti e tu te ne andasti assieme a tua madre. Questo non è molto chiaro me ne rendo conto, ma io arrivai qui soltanto quattro anni dopo. Nel frattempo, tuo padre era diventato ufficialmente erede del castello e tu saresti stato il suo erede successivo. Seppe per puro caso circa due anni fa della morte di tua madre, così si diede subito da fare per rintracciarti, purtroppo non ebbe molto tempo a disposizione perché era seriamente malato, durò infatti appena tre mesi e poi morì. Io come vedi, sono rimasto, c’era stato un accordo tra me e tuo padre, avrei continuato a cercarti. Lui desiderava che tu ereditassi non soltanto il castello, ma anche tutte le altre proprietà e attività che gli appartenevano. Non era un compito facile per me ma l’avevo promesso a tuo padre, e avrei cercato di portarlo a termine.

Poi, qualche giorno fa, mio figlio mi ha fatto vedere il castello che tu avevi costruito sulla sabbia con la tua foto e il tuo nome accanto. Finalmente ti avevo trovato! L’unica cosa che mi lasciava perplesso era il tuo cognome, non portavi quello di tuo padre e nemmeno quello di tua madre. Il nome però corrispondeva, anche l’età era la stessa del ragazzo che stavo cercando. Il castello poi era semplicemente uguale a questo.” Martin per la prima volta ebbe la forza di parlare così, alzandosi improvvisamente in piedi disse: “Allora lei, quando mi ha telefonato questa mattina, non era completamente sicuro di parlare con la persona giusta.”

“No” disse Andy. “Allora,” proseguì Martin, “cos’è che le fa credere che io sia veramente colui che sta cercando?” “Vedi Martin, ho osservato la tua reazione alla vista del castello, ma ancor di più ho potuto intuire l’impatto profondo che hai avuto non appena sei entrato in questa stanza, e comunque non hai fatto una piega quando ti ho raccontato della separazione dei tuoi genitori e del fatto che hai vissuto soltanto con tua madre, non è così?”

Martin non rispose a quell’ultima domanda, invece disse: “Ho deciso di cambiare il mio cognome dopo la morte di mia madre, in qualche modo sentivo di appartenere soltanto a me stesso e sinceramente devo dire che mi sento più a mio agio con un cognome che non ha nessun legame con me.” Furono interrotti dall’arrivo di una donna. Era la moglie di Andy, portava una buona notizia, la cena era pronta. Martin era affamato, solo allora si rese conto che non mangiava dalla sera precedente, senza contare una frugale colazione fatta in albergo quel mattino. La cena fu veramente deliziosa e Martin scoprì che la famiglia di Andy era semplicemente fantastica. Il custode aveva due figli che lo aiutavano nella gestione del castello, aveva anche una figlia più piccola che andava ancora a scuola. Martin passò una bella serata, raccontò loro qualche retroscena della gara dei castelli di sabbia e Alice la più piccola del gruppo era decisa, avrebbe partecipato alla gara la prossima estate. Per la prima volta durante tutta quella lunga giornata, Martin si sentì finalmente bene e rilassato. Aver risolto quel mistero, era tanto per lui anche se doveva metabolizzarlo con calma. Nei giorni futuri ci sarebbe stato tutto il tempo per riflettere e per prendere una decisione definitiva.

Alla fine si ritrovò solo nella camera preparata apposta per lui. Quella stanza non gli ricordava nulla, i mobili erano moderni, ma cosa molto importante, il letto era comodo e Martin riposò benissimo. Il mattino dopo, nell’aprire le persiane s’accorse che la giornata era splendida, l’ideale per visitare per bene quella che avrebbe potuto diventare la sua nuova dimora. Senza rendersene conto, un nome balzò di prepotenza nella sua mente: Sarah… aveva voglia di sentirla, di raccontarle cosa gli era successo e perché no, le avrebbe proposto un autentico fine settimana al castello, dopo tutto, era lei che avrebbe dovuto vincere il primo premio. Si sorprese a sorridere pensando alla faccia che avrebbe fatto quella bella ragazza alla vista di quel castello che dalla sabbia, si era trasformato in realtà.


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